Informativa

cuscino

Il paziente generalmente lamenta una dolenzia alla parte posteriore del capo e del collo, quando poggia il capo sul cuscino durante la notte, in realtà la dolenzia è generata dalla pressione che la testa esercita sul cuscino di contro il cuscino risponde con una forza di compensazione per bilanciare tale pressione, a lungo andare il dolore diventa insopportabile tanto che il soggetto sente il bisogno di alzarsi dal letto, il problema nasce quando di fondo ci sono scompensi articolari, muscolari e nervosi, nonché ansia e stress, per cui l’azione dell’osteopata in questo caso è mirata a regolarizzare tali sistemi e compensare deficienze articolari con normalizzazioni atte al miglioramento delle azioni muscolari che inevitabilmente vanno a influenzare anche il sistema nervoso.

Si potrebbe pensare che tale problematica sia dettata dalle prime vertebre cervicali o addirittura dai muscoli retto anteriore, laterale, grande retto e piccolo retto della testa, in realtà se il paziente non lamenta capogiri, ronzii all’orecchio o dolori alle tempie, bisogna evitare di normalizzare l’atlante rispetto all’occipite e ancor di più i muscoli retti della testa, perché molto spesso si aggiunge a quanto già in essere un ulteriore problematica.

Non dimentichiamo che la compressione del grande nervo occipitale è solitamente causata dalla tensione delle vertebre C4-C5, in particolare alcuni centimetri più in basso rispetto al punto di penetrazione nel semispinale del capo, infatti il nervo occipitale è il ramo mediale della divisione dorsale primaria del secondo nervo cervicale, quest’ultimo emerge sotto l’arco posteriore dell’atlante e sopra la lamina dell’odontoide, effettua poi un percorso curvilineo intorno al margine inferiore del muscolo obliquo inferiore, per poi penetrare come abbiamo prima ribadito nel semispinale del capo e nel trapezio vicino alla loro inserzione all’osso occipitale, quanto sopra esposto ci fa capire che una delle cause principali di tale dolenzia è dettata proprio dalla compressione ti tale nervo quando si poggia il capo su qualcosa, in realtà questi dolori hanno a monte altre concause, in primis un flessione parziale del capo in avanti mantenuta per parecchio tempo, ad esempio quando si legge o si scrive, da posture lavorative obbligate o da traumi importanti, analizzando i muscoli della parte posteriore del collo possiamo evincere i quattro strati in orine di profondità:

  1. Trapezio
  2. Splenio del capo e del collo
  3. Semispinale del capo e del collo e lunghissimo del collo  
  4. Multifido, Rotatori e sub-occipitali

questi ultimi connettono l’occipite con le prime 2 vertebre cervicali i quali muovono anche il cranio, e all’esame palpatorio non si evince dolore in quest’area mentre continuando la palpazione il dolore proviene dalle vertebre C4-C5 e viaggia verso la regione sub-occipitale, lungo il collo e nella parte superiore del cingolo scapolare, l’azione dei muscoli cervicali posteriori consistono principalmente nell’estensione (flessione nella pratica osteopatica) e nella rotazione del capo e del collo.

Il dolore muscolare crea una notevole limitazione della flessione(estensione nella pratica osteopatica) ed una meno importante limitazione della estensione e della rotazione.

Alcune azioni correttive per il paziente per migliorare il dolore partono da una buona postura e da esercizi di stretching del collo mentre si tiene un panno caldo sul collo, ma per un rimedio duraturo è sempre bene rivolgersi ad un osteopata. 

Pubblicato in Articoli

apprendimento

Simon Browning

British School of Osteopathy, Londra, Regno Unito

Ricevuto: 3 novembre 2012 , ricevute in forma riveduta: 16 gen 2013 ; accettate: 13 marzo 2013 ; Pubblicato online: 1 Luglio 2013

 

Abstract

Questo studio esamina le migliori prassi attuali e le teorie educative che sostengono l'insegnamento di un elemento fondamentale della tecnica osteopatica: la palpazione.Lo studio sviluppa conclusioni raggiunte in un commento precedente1e utilizza il metodo Delphi modificato per indagare le opinioni di un gruppo di insegnanti esperti nella palpazione osteopatica.Lo studio ha individuato che gli esperti hanno combinato elementi provenienti da diverse teorie nel loro insegnamento.Hanno usato soprattutto il costruttivismo, in particolare il concetto di Zona di Sviluppo Prossimale di Vygotskij e le Comunità di Pratica di Wenger e Lave, in associazione con elementi della teoria Based Design di apprendimento.Secondo l’opinione generale, i corsi di palpazione dovrebbero essere non giudicanti e incoraggiare la discussione libera.L’esplorazione senza direzione è stata una questione controversa;in particolare per quanto riguarda il significato della frase 'senza direzione'.

Per visionare l'intero articolo bisogna essere soci dell'Associazione Italiana OsteoMedicina - A.I.O.M.

Pubblicato in Ricerca Scientifica

Fig3

Felipe Vieira-Pellenz, PT, PhD,a A´ ngel Oliva-Pascual-Vaca, PT, PhD,bCleofa´s Rodriguez-Blanco, PT, PhD,b Alberto Marcos Heredia-Rizo, PT, PhD,bFranc¸ois Ricard, DO,c Gine´s Almaza´n-Campos, PT, PhDc

From the aDepartment of Physical Therapy, Faculty Dom Bosco, Curitiba, Parana´, Brazil; bDepartment of Physical Therapy, Faculty of Nursing,Physiotherapy and Podiatry, University of Sevilla, Sevilla, Spain; and cMadrid Osteopathic School, Madrid, Spain.

Abstract

Oggetto: Per valutare l'effetto a breve termine sulla mobilità della colonna vertebrale, la percezione del dolore, meccano-sensibilità neurale, e pieno recupero dell'altezza dopo la manipolazione spinale ad alta velocità e bassa ampiezza (HVLA) nella giunzione lombo-sacrale (L5-S1) .

Progetto: Studio clinico controllato randomizzato, procedura doppio-cieco, con valutazioni al basale e dopo l’intervento.

Ambiente: Clinica di ricerca fisioterapica con sede universitaria.

Partecipanti: Uomini (40; età media± SD, 38 ± 9.14) con diagnosi di malattia degenerativa lombare alla L5-S1 sono stati suddivisi in modo casuale in 2 gruppi: un gruppo di trattamento (TG) (n = 20; età media± SD, 39 ± 9.12) e un gruppo di controllo (CG) (n = 20; età media ± SD, 37 ± 9.31).Tutti i partecipanti hanno completato l'intervento e le valutazioni di follow-up.

Interventi: Una singola tecnica  di manipolazione spinale a L5-S1 (pull-move) è stata eseguita nel TG, mentre il CG ha ricevuto un solo intervento placebo.

Principali risultati di misura: la misura includeva la valutazione dell'altezza del soggetto con uno stadiometro.Le misure secondarie comprendevano lombagia percepita, valutata utilizzando una scala analogica visiva;meccano-sensibilità neurale, valutata utilizzando il test passivo di sollevamento della gamba tesa (SLR);e la quantità di mobilità della colonna vertebrale in flessione, misurata utilizzando il test della distanza dito-suolo (FFD).

Risultati: Il confronto all’interno dei gruppi ha indicato un significativo miglioramento di tutte le variabili nel TG (P <.001).Non ci sono stati cambiamenti nel CG, fatta eccezione per il test di FFD (P = .008).Nel confronto tra i gruppi delle differenze medie dal pre al post-intervento, c'era significatività statistica per tutti i casi (P <.001).

Conclusioni: Una manipolazione spinale HVLA nella giuntura lombosacrale eseguita su uomini con malattia degenerativa del disco migliora immediatamente il dolore auto-percepito, la mobilità della colonna vertebrale in flessione, la flessione dell'anca durante il test passivo SLR, e la completa altezza dei soggetti.Gli studi futuri dovrebbero includere le donne e dovrebbero valutare i risultati a lungo termine.

Archives of Physical Medicine and Rehabilitation 2014;95:1613-9 ª 2014 by the American Congress of Rehabilitation Medicine

La malattia del disco intervertebrale lombare è una delle cause maggiori di lombalgia (LBP) negli individui affetti da disordini alla spina dorsale, toccando circa il 16% dei pazienti. Un 80% della popolazione dei paesi industrializzati ha vissuto episodi di forti LBP durante la vita, con la degenerazione del disco come patologia più comune negli adulti e contando il 90% di casi di chirurgia. I soggetti con disordini sintomatici al disco incorrono nella più alta spesa di assistenza clinica tra quelli che lamentano altra diagnosi di LBP. Tuttavia, l’eziologia di LBP appare essere multifattoriale, e ciò rende la sua diagnosi e trattamento ancora controversi. Anche se la manipolazione spinale (SM) è stata connessa a cambiamenti positivi nei meccanismi di processo centrale del dolore, ci sono rapporti conflittuali in riguardo all’impatto che la SM ha sulla percezione del dolore in pazienti affetti da LBP. Comunque, le conclusioni sono limitate dall’esiguo numero di studi. Qui sembrano esserci alcune prove dell’efficacia della manipolazione spinale HVLA nei disordini lombari IVD. La manipolazione spinale ha dimostrato di diminuire il dolore e migliorare la funzione nella degenerazione del disco lombare sintomatico. Al contrario, poco si sa circa la risposta di meccano-sensibilità neurale delle estremità inferiori dopo il trattamento di manipolazione. La rottura strutturale del IVD (perdita di capacità idrostatica del nucleo) durante la degenerazione del disco può finire portando ad una perdita dell’altezza del IVD e ad una possibile riduzione del ROM spinale. La DD, tuttavia, è stata anche positivamente correlata alla flessibilità segmentale della spina lombare. Il restringimento dell’altezza del IVD è stato associato ad una serie di problemi di LBP, anche se nessuna relazione tra LBP  e altezza del IVD è stata evidenziata in altri studi. L’effetto cumulativo della perdita di liquido dell’ IVD in risposta allo stress meccanico può cambiare l’altezza misurata del soggetto (restringimento spinale). Inoltre le limitazioni del ROM dell’anca in soggetti con DD appaiono essere di particolare importanza, poiché la mobilità dell’anca influenza i carichi sulla parte inferiore della schiena e una ridotta ROM dell’anca può anche essere collegata a LBP. Approcci conservativi sembrano essere l’opzione migliore per la DD associata a LBP. Quindi, l’obiettivo dello studio è stato valutare, in soggetti con DD lombare, l’effetto immediato della manipolazione HVLA lombosacrale su (1) l’altezza dei soggetti, (2) LBP auto-percepito, (3) meccano-sensibilità neurale e (4) mobilità spinale in flessione.

Metodi

Progetto

Si tratta di uno studio clinico controllato randomizzato con procedura doppio-cieco. Il protocollo di studio è stato approvato dal “the Ethical and Research Committee of Faculty of Dom Bosco, Curitiba, Paranà, Brasil (registration no. CAAE 0002.0.301.000-11). Tutti i partecipanti hanno firmato un consenso informato scritto, così come stabilito da un comitato istituzionale di revisione. Il protocollo di studio è stato condotto in accordo alla Dichiarazione di Helsinki.

Processo di randomizzazione

La sequenza random è stata ottenuta usando il sito web www.randomization.com e un collaboratore esterno ha impedito l’accesso alla sequenza per quelli che partecipavano allo studio.

 Fig1

Blinding

Prima della randomizzazione, i partecipanti hanno ricevuto informazioni generali circa lo studio e sono stati informati del fatto che diverse tecniche sarebbero state confrontate. I soggetti e i valutatori che hanno registrato e analizzato i dati sono rimasti ignari a proposito dei gruppi di assegnazione.

Dimensione del campione

La dimensione del campione è stata calcolata usando il software Granmo versione 7.12. Per un contrasto bilaterale e accettando un valore α di .05 e un rischio β di .01, sono stati richiesti 18 soggetti per il gruppo di studio,per individuare una differenza ≥ 17.5% nel confronto dei valori dello stadiometro  tra i gruppi. Un 15%  di SD è stato assunto, insieme con uno stimato tasso di perdita del 10% di follow-up.

Partecipanti allo studio

Un totale di 56 uomini è stato valutato per una possibile partecipazione. Sulla base di un campionamento non probabilistico di convenienza, i partecipanti sono stati conseguentemente reclutati dall’investigatore principale dello studio clinico. Il protocollo di ricerca è stato implementato in una clinica di ricerca fisioterapica con sede universitaria da Marzo a Ottobre 2012. Del numero totale di partecipanti, 16 sono stati esclusi per diverse ragioni (Fig.1). il campione finale includeva 40 uomini (età media ± SD, 38 ± 9.14) con una diagnosi di DD alla giuntura lombosacrale. I partecipanti sono stati assegnati in maniera random a uno dei due gruppi studio: un gruppo di controllo (CG) (n=20) e un gruppo di trattamento (TG) (n=20). Non è stata registrata nessuna perdita al follow-up durante la raccolta dati e la fase di analisi.

Criteri di inclusione/esclusione

I criteri di inclusione erano i seguenti: (1) uomini di età compresa tra i 18 e i 55 anni, (2) indice di massa corporea standard (tra i 20 e i 25 kg/m²), (3) testimonianza di imaging (MRI) per assicurare la diagnosi clinica di DD, basata sulla presenza o assenza di degenerazione nella IVD lombosacrale, e (4) LBP (non è stato specificato un minimo di intensità) con o senza dolore che si irradia alle estremità inferiori oltre il ginocchio, in accordo con le categorie 1 e 2 del Sistema di classificazione del Quebec Task force. I fattori di esclusione sono: (1) il fumo, (2) passato di alcolismo o assunzione di alcol nelle 24 ore precedenti la raccolta dati, (3) sportivi professionisti (sono stati trovati in questi soggetti cambiamenti nei parametri di risposta meccanica), (4) diagnosi di ernia mediana, frammentata o migrante, (5) sindrome di cauda equina, (6) generali controindicazioni alla manipolazione spinale, (7) intervento chirurgico per DD, (8) dolore radicolare o radicolopatia, o entrambe, con la presenza di segni neurologici, e (9) manipolazione spinale nei tre mesi precedenti la raccolta dati.

Protocollo di raccolta dati

I partecipanti sono stati oggetto di protocollo di  valutazione e intervento insieme in 1 sessione che

Fig2

 


Figura 1. Diagramma di flusso in accordo con la dichiarazione del CONSORT (CONsolidated Standards of Reporting Trials) per i report sugli studi clinici controllati randomizzati

era durata approssimativamente un ora. L’intervento era stato condotto tre minuti dopo la valutazione, e il processo di ri-valutazione ha avuto inizio tre minuti dopo l’intervento. Il terapista in carica per l’intervento aveva più di otto anni di esperienza clinica nel campo della terapia manuale. Il protocollo di raccolta dati prima dell’intervento è stato condotto così come dichiarato sotto. Quest’ordine è stato mantenuto dopo l’intervento, eccetto la misurazione con stadio metro, che era stata eseguita prima nella valutazione post-intervento.

Misure di risultato

Valutazione del LBP auto-percepito

LBP è stato misurato con una scala visuo-analogica (VAS). Il VAS consiste in una striscia orizzontale di 100 mm che oscilla da 0mm  (nessun dolore) a 100mm (dolore acuto) , dove il soggetto segna il suo dolore percepito. Il VAS è uno strumento efficace ed appropriato per misurare il dolore acuto e cronico. Ai soggetti era chiesta l’intensità del dolore in quel preciso momento.

ROM del test passivo di sollevamento della gamba tesa

La meccano-sensibilità neurale è stata osservata attraverso il test SLR. La comparsa iniziale del dolore e del malessere erano la fine del test. In questa posizione un goniometro è stato utilizzato per misurare la ROM dell’anca in flessione. L’arto inferiore che aveva presentato dolore irradiato veniva scelto per essere valutato. Nei casi in cui c’era solo un LBP in linea mediana (midline LBP) o allo stesso modo un dolore radicolare, la ROM del test passivo SLR dell’arto inferiore con una peggiore performance veniva presa come valore di riferimento. Tra le diverse considerazioni, il test passivo SLR è “positivo” quando c’è un’asimmetria identificata tra i due arti inferiori. Il test passivo SLR è considerato uno strumento di facile utilizzo, con un’affidabilità (coefficiente di correlazione intraclasse) del .87 (95% intervallo di confidenza, .69-.95).

Mobilità spinale in flessione (test della distanza dito-suolo, FFD test)

La mobilità spinale è stata valutata utilizzando il test FFD. Questo valuta la massima mobilità spinale in flessione, ed è un possibile indicatore di limitazioni funzionali. Il test FFD è stato condotto in accordo alla metodologia stabilita. Questo test è considerato facile da condurre ed ha un alto livello di affidabilità tra gli esaminatori medici.

Stadiometro

Lo stadiometro misura le variazioni di altezza e la quantità di compressione del IVD causata dalla pressione alla colonna vertebrale. È stato seguito il protocollo descritto da Rodacki et al. I partecipanti sono stati considerati sufficientemente allenati quando dopo 5 valutazioni consecutive, le misurazioni hanno mostrato una SD di <0.5mm. L’altezza della persona è stata misurata dopo lo stare in piedi per 90 secondi nello stadiometro per permettere alle strutture del corpo di raggiungere il loro equilibrio. Per evitare aggiustamenti posturali, sono state posizionate barre metalliche fisse su diversi punti anatomici. Il righello del trasduttore digitale è stato posizionato nel centro di gravità sopra la testa. Il soggetto è rimasto allo stadiometro per tutto il tempo delle misurazioni, invece di utilizzare un metodo “dentro-fuori”. Lo stadiometro è un metodo non invasivo che ha validità comprovata ed è più facile da utilizzare e meno costoso della MRI.

 

Interventi

Manipolazione spinale nel TG

La tecnica di manipolazione spinale (pull-move) è stata eseguita in accordo con la tecnica descritta in precedenti report di ricerca. Il partecipante era in  posizione sdraiata sul lato. La parte superiore del corpo era girata ad introdurre una torsione e una flessione laterale della spina lombosacrale. In seguito il terapista ha mosso l’area di contro rotazione verso il segmento da manipolare (Fig.2).

La spinta è stata eseguita velocemente, in una breve ROM.

Manovra placebo nel CG

Nel gruppo di controllo, dopo aver posizionato il soggetto in posizione sdraiata sul lato con flessione dell’anca e del ginocchio, non è stata aggiunta nessuna tensione meccanica, poiché non è stata eseguita nessuna rotazione della parte superiore del corpo ne spinta manipolativa. La posizione è stata mantenuta per lo stesso tempo così come stimato nel gruppo TG.

Fig3

Figura 2. Tecnica pull-move nel gruppo di trattamento.

Analisi dei dati

L’analisi descrittiva e inferenziale dei risultati è stata eseguita utilizzando il software gratuito BioEstat 5. La media, la SD e l’intervallo di confidenza 95% sono stati calcolati per le diverse variabili. L’analisi statistica è stata condotta considerando la significatività con un valore di P<.05. Il test di D’Agostino ha valutato la normalità delle variabili di studio. Solo LBP auto-percepito ha seguito una distribuzione anormale (P>.05). Il confronto tra i due gruppi è avvenuto utilizzando il test t di Student per le variabili quantitative, e il test del chi-quadro per le variabili categoriali. Nella comparazione infragruppo, il test t di Student è stato utilizzato per analizzare le variabili parametriche dipendenti, mentre il test test U di Mann-Whitney è stato utilizzato per la variabile non parametrica. L’analisi della varianza per le misure ripetute (test dell’analisi di varianza) con il gruppo, ha permesso di osservare le differenze infragruppo. Il test di correlazione (Pearson o Spearman) è stato eseguito per valutare  l’associazione tra variabili estranee e variabili dipendenti.

Risultati

I risultati di (baseline), per quanto riguarda gli aspetti clinici e le misure di risultato finale sono inclusi nella tabella 1.

Fig4

Nessuna differenza significativa è stata trovata nella comparazione intergruppo (P>.05), eccetto nel caso del test passivo di SLR (P0.004). Tabella 2 elenca i valori pre- e post-intervento e l’analisi dei cambiamenti infragruppo. Tutte le variabili dello studio mostrano un miglioramento significativo nel TG (P<.001). Al contrario, non ci sono state delle differenze infragruppo nel CG (P>.05) eccetto per il test FFD (P=.008).

La tabella 3 riporta il confronto tra i gruppi circa i cambiamenti di punteggio medio dopo l’intervento (P<.001 in tutti i casi). L’analisi tra i gruppi ha indicato significatività nel caso di LBP (P<.001;F1,38=21.03; R²=.35), ROM dell’anca in flessione durante il test SLR (P<.001;F1,38=50.05; R²=.56), della mobilità di flessione nel test FFD (P<.001;F1,38=47.63; R²=.55), e della misurazione con stadiometro (P<.001;F1,38=145.05; R²=.79).

Nell’analisi di correlazione, è stata trovata una correlazione negativa tra il recupero della statura e l’incremento della mobilità durante il test FFD (P<.001, r=.656), così come tra l’altezza guadagnata e il sollievo del dolore percepito (P=.001, r=-.499). Allo stesso modo, i cambiamenti nelle misure effettuate con stadiometro  sono state positivamente correlate ai miglioramenti nel test passivo di SLR (P<.001, r=.537).

DISCUSSIONE

La manipolazione spinale lombosacrale ha raggiunto una riduzione immediata nel LBP auto-percepito. La differenza minimamente importante è definita come la più piccola variazione di risultato nel campo di interesse, che indica un cambiamento dello stato clinico. Per la scala VAS, è stato riportato il variare dai 20mm in LBP cronico ai 35mm in LBP acuto o subacuto. Licciardone et al. Hanno concluso che un sostanziale miglioramento di LBP dopo la manipolazione spinale ha bisogno di rappresentare un cambiamento >50%  in riguardo al punteggio della scala VAS alla baseline.

La percezione del dolore è diminuita del 17±16.57mmnel gruppo di trattamento, che rappresenta un 45.94% di miglioramento in relazione alla baseline (vedi Tabella 3). Sebbene i risultati sono stati vicini ad ottenere significatività clinica, essi devono essere interpretati con cautela poiché i soggetti erano affetti più probabilmente da diversi livelli di LBP. La manipolazione spinale è stata distribuita sulla spina lombosacrale per “aprire” (gap) la giuntura mirata. La posizione distesa sul lato, combinata con la manipolazione spinale sembra essere di beneficio sia per la riduzione del dolore che per l’apertura (gapping) dell’articolazione zigoapofisaria nei soggetti con LBP acuto. Tuttavia, sebbene la manipolazione spinale è stata connessa al sollievo del dolore a breve termine in LBP, c’è ancora una controversia in proposito. Da un lato, la manipolazione spinale ha dimostrato un impatto sul meccanismo di controllo centrale  e sulla regolazione del dolore. Dall’altro lato una recente revisione sistematica  ha concluso che c’è una scarsa testimonianza a dimostrare che la manipolazione spinale è più efficace della manipolazione sham (simulata) per quanto riguarda il sollievo dal dolore. Questa mancanza di prove si deve ad una metodologia di scarsa qualità. Molti studi sulla manipolazione spinale mancano di precedenti stime sulla dimensione del campione e di un CG. Questo studio clinico ha tenuto in considerazione questi aspetti per aumentarne la validità interna. Per quanto riguarda il test passivo SLR, la ROM dell’anca in flessione è aumentata significativamente nel gruppo TG, comparata con la manipolazione sham. Szlezak et al. hanno valutato l’effetto immediato delle mobilizzazioni lombari sui soggetti in salute e hanno trovato un miglioramento significativo nel test passivo SLR (aumento medio 8.50°). Essi hanno poi illustrato le proprie scoperte come una conseguenza di un possibile cambiamento nella neurodinamica dei muscoli posteriori della gamba e delle strutture neurali. I risultati del presente studio nei soggetti con DD erano migliori dopo la manipolazione spinale alla giuntura L5/S1 (13.65°±8.62°) (vedi Tab.3) e hanno superato la variazione minima rilevabile riportata dal test passivo SLR in pazienti con LBP (5.7°-6.6°). Quindi, un miglioramento nella meccano-sensibilità del sistema nervoso sembra essere una ragione plausibile per comprendere il fenomeno osservato. In questo senso, la manipolazione spinale è stata messa in relazione con gli effetti inibitori a breve termine sul sistema motorio umano. Manovre di sensibilizzazione (dorsi flessione della caviglia, flessione del collo, o entrambe) sono necessarie per chiarire che la limitazione durante il test passivo SLR è certamente collegato al sistema neurale. Nel presente studio il suddetto test è stato eseguito con il bacino appoggiato a riposo e la caviglia e il collo in posizione neutra senza movimenti aggiunti. Un’altra possibile spiegazione alle scoperte fatte è un cambiamento del tono e dell’attività del muscolo distale, che è stato percepito come meccanismo riflessivo di tipo protettivo per prevenire lo stress nervoso. Anche se ciò rimane controverso, è stato anche concluso che la manipolazione spinale lombosacrale HVLA mostra un impatto a breve termine sull’attenuazione dell’attività dei motoneuroni alpha. Ciò sembra essere collegato

 

Fig5

 

ad una riduzione del tono muscolare e della percezione del dolore. Tuttavia, questi aspetti (attivazione e tono muscolare) non sono stati misurati e controllati nel presente studio. Sebbene la risposta del test passivo SLR è stata positiva per la gamba valutata, studi futuri dovrebbero estendere l’osservazione ad entrambi gli arti inferiori. La mobilità spinale durante il test FFD è aumentata anche nel TG. La manipolazione spinale regola il sistema somatosensoriale, che inibisce l’iperattività del muscolo paravertebrale e migliora la funzionalità spinale, tra gli altri effetti. Come già detto in precedenza, la manipolazione spinale ha contribuito ad aumentare la mobilità di flessione dell’anca, con un possibile impatto sul test FFD. Studi precedenti hanno concluso che la differenza media nel test FFD dopo l’intervento dovrebbe essere maggiore di 4.5cm o 10cm per avere significatività clinica e per predire un miglioramento della disabilità. Il test FFD è aumentato una media del 3.67±2.09cm nel TG (vedi Tab.3) e solo uno dei soggetti appartenenti al TG è migliorato di oltre 10cm. Perciò il risultato non può essere considerato come clinicamente rilevante. Altri fattori che possono influenzare il test FFD non sono stati presi in considerazione, come  il ROM all’anca, allineamento del bacino sull’anca, tensione del tendine del ginocchio o del muscolo del polpaccio,o entrambi. Il test FFD è migliorato anche nell’analisi intergruppo, nel gruppo CG  (P=.008) (vedi Tab.2), che si è sottoposto ad una manipolazione sham con soggetti in posizione distesa sul lato. Come suggerito, i muscoli paraspinali possono rilassarsi durante il mantenimento della posizione sul lato, con i risultati precedentemente riferiti al test FFD. Tuttavia solo l’effetto meccanico ricevuto dalla spinta sembra essere un elemento chiave per l’efficacia della manipolazione spinale. Ci sono stati solo pochi minuti tra le misurazioni del  pre- e   post-intervento. Pertanto,è anche possibile che la valutazione post-intervento  sarebbe potuta migliorare come una conseguenza del processo di apprendimento derivante dalla valutazione pre-intervento. Per incrementare la validità interna e il valore predittivo degli studi, è stata suggerita la combinazione del test FFD e del test passivo SLR    come miglior opzione nel valutare soggetti affetti da LBP acuto/subacuto. Un significativo cambiamento di altezza è stato trovato nel TG, anche se la quantità media assoluta di crescita era veramente piccola (3.98±1.46mm, vedi Tab.3). Un recupero simile di altezza è stato osservato in pazienti con LBP, dopo un superficiale trattamento termico (4.2±2.4mm), ma anche

Fig6  

in partecipanti senza dolore dopo aver sostenuto flessione lombare e posture in estensione (tra 3.15 e 5.84mm). Negli studi posteriori, le misurazioni erano state fatte con i soggetti in posizione seduta. Inoltre, l’età, che sembra essere legata alla progressione del DD e può influenzare i risultati dello stadiometro, era diversa tra i campioni di studio. L’aumento nell’attività dei muscoli paravertebrali in LBP cronico è stato associato a maggiori carichi di compressione e ad un’inferiore possibilità di recupero dell’altezza, sebbene questa correlazione rimanga solo un’ipotesi. Ciononostante, il processo inverso può essere dedotto. L’impatto della manipolazione spinale sul “gapping” (apertura) e sulla diminuita iperattività paravertebrale può produrre cambiamenti nello stadiometro. Rimane incerto se una singola manipolazione spinale ad una singola giuntura spinale (L5/S1) è sufficiente a spiegare l’immediato recupero dell’altezza. Gli effetti della manipolazione spinale non sono isolati al livello mirato, poiché la manipolazione spinale lombare è solo specifica e accurata la metà delle volte. Allo stesso modo, la postura all’in piedi dipende anche da altri fattori, come l’allineamento del bacino all’anca e la tensione del tendine del ginocchio, tra gli altri, che non sono stati controllati.

Limiti dello studio

I soggetti non sono stati valutati per la durata di LBP. Così, essi potrebbero essere affetti da diversi livelli di LBP. La ricerca include solo uomini e ha valutato gli effetti a breve termine. Sarebbe stato di grande interesse determinare se c’erano effetti legati al sesso. Studi futuri dovrebbero includere uomini e donne e risultati nel medio e lungo termine. Inoltre le credenze di paura-evitamento (fear-avoidance), che sono state legate alla flessione lombare in LBP, non sono state valutate.

Conclusioni

Una tecnica di manipolazione spinale nella regione lombosacrale con soggetto in posizione distesa sul lato diminuisce il LBP auto-percepito nel breve termine e produce un immediato miglioramento nella mobilità spinale in flessione, nell’altezza del soggetto e nella mobilità di flessione dell’anca durante il test passivo di SLR negli uomini con DD.

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a. Dallal GE, 711 Washington St, Boston, MA 02111.

b. Hospital del Mar Medical Research Institute, 88 Doctor Aiguader, Barcelona, Spain 08003.

c. ABS Digimatic Indicator ID-C series 543; Mitutoyo America Corp, 965 Corporate Blvd, Aurora, IL 60502.

d. Mamiraua´ Institute for Sustainable Development, 2.584 Estrada do Bexiga, Bairro Fonte Boa, Tefe´ (AM), Brazil 69470-000.

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Pubblicato in Ricerca Scientifica
Mercoledì, 02 Settembre 2015 16:50

Le fobie come trattarle in Osteopatia

fobie

Una fobia è una paura irrazionale e può essere connessa a quasi tutti i fattori ambientali di un individuo e delle sue attività quotidiane. La caratteristica principale della fobia è la paura irrealistica o sproporzionata di una qualsiasi situazione la quale provoca una stato d’ansia, tanti terapeuti sviluppano protocolli di trattamento proprio diretti alla componente che produce ansia, questo ci fa capire che si andrà ad agire sulla personalità del paziente o attraverso terapie psicologiche o farmacologiche, possiamo però approcciare diversamente lo status fobico, collocando lo stato d’ansia che la fobia produce ad una funzione strutturale, viscerale o craniale e non ad una deviazione della personalità dell’individuo, con questo possiamo dire che molti problemi mentali sono spesso dovuti ad una funzione fisiologica alterata.

Il pioniere di questo nuovo metodo e stato Callahan, che ne suo libro “Five Minute Phobie Cure”, descrive come attraverso un trattamento di 5 minuti si possono superare fobie che hanno condizionato la vita di una persona per anni, in questo caso Callahan si avvale di test muscolari per determinare in che modo il sistema neuromuscolare di un individuo reagisca ad affermazioni verbali che si riferiscono alla probabile fobia, è normale che questo metodo presuppone una conoscenza della kinesiologia applicata che sicuramente può essere indicativa ma non risolutiva.

L’approccio osteopatico si rileva invece altamente indicato in questo tipo di trattamento in quanto come sopra ripotato esso agisce su tre componenti fondamentali:

La Strutturale, per ridurre tutte le disfunzione articolari che a lungo andare creeranno un disagio che si rifletterà sulle componenti neuronali.

La Viscerale, per interpretare tutti i segnali che i visceri ci inviano attraverso i punti di Chapman.

La Cranio-Sacrale, per ridurre lesioni che vanno ad influenzare la dura madre attraverso l’area sfenoide-occipitale.

Proprio quest’ultima tecnica ci permette di stimolare il liquido cerebrospinale, che come dice il Dott. Sutherland, è più rilevante del liquido arterioso, venoso e linfatico, infatti se prendiamo in esame l’infundibulo che si porta al corpo dell’ipofisi passa al di sotto del pavimento del terzo ventricolo fino ad arrivare nella cisterna interpeduncolare, una membrana durale molto resistente che circonda la porzione inferiore dell’infundibulo ed ancora fermamente il corpo ipofisario alla sella turgica. Il fatto che tale corpo sia ancorato fermamente indica che esso contribuisce a generare la mobilità articolare basilare, funzionando come un meccanismo ad ingranaggio o quello di una forza motrice, ipoteticamente durante l’inspirazione, quando il terzo ventricolo si dilata a forma di V, il suo pavimento solleva o sposta il corpo ipofisario per mezzo dell’infundibolo e poiché il corpo ipofisario è fermamente ancorato alla sella turgica, lo sfenoide subisce mobilità, questa mobilità influenza lo status del sistema nervoso.

Attraverso metodiche osteopatiche possiamo trattare fobie, che altrimenti verranno trattate con l’uso di farmaci i quali indurranno dipendenza e di conseguenza notevoli disagi per il paziente.

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Palpazione

Misurazione pressoria della palpazione cranica usata dagli studenti di osteopatia: Effetti del training con protocollo standardizzato

Rafael Zegarra-Parodi, DO (England), MEd; Pierre de Chauvigny de Blot, DO (England); Luke D. Rickards, MOsteo (Australia); and Edouard-Olivier Renard, DO (France), MEd

Contesto:Le descrizioni delle percezioni palpatorie sottili nella palpazione osteopatica cranica possono essere mal percepite dagli studenti. Pertanto, un'adeguata diffusione e riproduzione delle tecniche di palpazione del cranio è stimolante per gli studenti di osteopatia.

Obiettivo:Valutare gli effetti del training del protocollo standardizzato sulla palpazione cranica della sutura frontomalare.

Metodi:Gli studenti del quarto anno di osteopatia dell’ “European Center for Osteopathic Higher Education” a Parigi, in Francia, sono stati reclutati e divisi casualmente in tre gruppi. Gli studenti del gruppo di studio hanno ricevuto istruzione attraverso un protocollo standardizzato per la valutazione palpatoria della sutura frontomalare; gli studenti del gruppo di controllo non hanno ricevuto l'istruzione; e gli studenti rimanenti hanno agito come soggetti. Un sensore di forza specializzato è stato posto sulla pelle che copre la sutura frontomalare sinistra di ogni soggetto. Gli studenti professionisti sono stati istruiti a palpare la sutura frontomalare sinistra dei soggetti, utilizzando la pressione consueta descritta per la valutazione e il trattamento della disfunzione somatica del cranio. Le misurazioni della pressione sono state esportate in un computer portatile.

Risultati:In ogni gruppo ci sono stati dodici studenti. Le pressioni della palpazione degli studenti praticanti  variava da 0,19 a 1,12 N/cm2, mentre le pressioni di palpazione medie per ciascun test variavano da 0,27 a 0,98 N/cm2. La pressione media (SD) della palpazione nel gruppo di studio e in quello di controllo era 0,55 N/cm2(0,16 N/cm2) e 0,53 N/cm2(0,15 N/cm2) rispettivamente. Non c'era alcuna differenza statisticamente significativa nella pressione media di palpazione usata dai due gruppi. Variazione sostanziale della performance del test è stato osservata in entrambi i gruppi.

Conclusione:Il training di palpazione è stato inefficace nel migliorare la precisione delle performance di palpazione cranica degli studenti professionisti. Le valutazioni quantitative delle pressioni di palpazione durante il training possono migliorare i risultati. A nostra conoscenza, i dati sulle pressioni di palpazione utilizzati durante la manipolazione osteopatica cranica non sono stati segnalati in precedenza nella letteratura medica.

J Am Osteopath Assoc. 2009;109:79-85

La manipolazione del cranio, o terapia craniosacrale, è una tecnica ampiamente praticata utilizzata da medici osteopati, osteopati formati all'estero, chiropratici, fisioterapisti e massaggiatori.15

La tecnica osteopatica cranica è stata descritta per la prima volta nel 1930 da William Garner Sutherland, DO.6  Secondo il modello di trattamento, i movimenti ritmici intrinseci del sistema nervoso centrale, definito il meccanismo respiratorio primario (PRM), crea delle pulsazioni di liquido cerebrospinale e oscillazioni relazionali specifiche delle membrane durali, che possono essere palpate direttamente tramite corrispondenti movimenti articolari delle ossa craniche e l'osso sacro.6

La terapia utilizza la palpazione e la manipolazione delicata per valutare e modificare i numerosi parametri di questo sistema per migliorare la salute dei pazienti.3  In particolare, restrizioni di movimento alle suture craniche sono ritenuti come in grado di influenzare negativamente gli impulsi ritmici veicolati attraverso il liquido cerebro-spinale, che a sua volta può risultare in una funzione fisica diminuita, o una funzione psicologica, o entrambe.1 , 5 , 7

I ricercatori 1 , 5 hanno sostenuto che la manipolazione cranica può beneficiare i pazienti con varie condizioni, tra cui l'autismo, trauma della nascita, coliche infantili, difficoltà di apprendimento, problemi muscolo-scheletrici, disturbi neurologici, sinusite, stress e disturbi emotivi. Tuttavia, è ancora da stabilire la prova dell'efficacia della manipolazione cranica nel trattamento di queste condizioni.1 , 5 , 8 , 9  Inoltre, evidenze scientifiche attuali non supportano i modelli esplicativi comunemente accettati di manipolazione osteopatica cranica.1 , 3 , 5 , 9

Tuttavia, molti professionisti interpretano la portata di prove aneddotiche, che sostengono il modello descrittivo e i risultati clinici, come sufficientemente convincenti da giustificare l'uso continuato della manipolazione cranica nella pratica clinica.9  Tuttavia, in assenza di prove verificate per le varie componenti degli attuali modelli diagnostici e di trattamento cranici, i professionisti della manipolazione cranica sono stati sfidati a dimostrare una relazione tra la terapia e i suoi risultati clinici positivi.8 -10

Studi sui risultati clinici di osteopatia cranica presentano ricercatori con un numero di sfide. Idealmente, la selezione dei partecipanti per uno studio clinico di ricerca dovrebbe includere l'uso di test diagnostici validi e affidabili in modo da assicurare l'omogeneità della popolazione di studio. Visto che non esiste uno standard di riferimento per la diagnosi delle disfunzioni PRM e visto che  non è stata stabilita l'affidabilità della palpazione cranica diagnostica,3 , 11  - 13  i dati dei risultati degli studi saranno probabilmente influenzati dall’eterogeneità dei partecipanti.12  Ad esempio, un processo che esamina l’efficacia della manipolazione cranica per la sinusite può includere partecipanti la cui sinusite è causata da una condizione diversa dalla disfunzione del PRM (come proposto dal modello cranico) e, quindi, può portare ad un apparente fallimento di un trattamento efficace. L'applicabilità dei dati dalla ricerca clinica dell'osteopatia cranica richiede anche che i componenti di un test diagnostico o di un intervento di trattamento siano precisamente descritti e standardizzati.14 Tuttavia,i modelli di osteopatia cranica propongono che l’intervento efficace dipende da modifiche correttive all'espressione individuale del PRM per ogni paziente.7 Sebbene l’esatta normalizzazione dei metodi di manipolazione del cranio potrebbe non essere possibile, alcuni componenti di manipolazione cranica (ad esempio, approccio diretto vs indiretto per disfunzioni modificanti, pressione della palpazione, contatto manuale del professionista, durata del trattamento) possono essere suscettibili di standardizzazione.

Informazioni precise riguardanti l'applicazione tecnica sono anche essenziali per garantire la corretta trasmissione delle tecniche di palpazione. L’istruzione pratica nella palpazione osteopatica cranica è dipendente dalle descrizioni di percezioni palpatorie altamente sottili, che possono essere mal percepite dagli studenti. La verifica e la standardizzazione di alcuni parametri che utilizzano metodi quantitativi possono aiutare la trasmissione e la percezione dell’ applicazione tecnica e quindi assicurare un'adeguata diffusione e riproduzione delle tecniche di palpazione craniali apprese dagli studenti di osteopatia.

L'obiettivo di questo studio è stato quello di valutare gli effetti del training con un protocollo standardizzato per l'esame palpatorio della sutura frontomalare sulle pressioni della palpazione utilizzate dagli studenti di osteopatia. Il protocollo di formazione era finalizzato a ridurre al minimo le variazioni nelle applicazioni di test di palpazione degli studenti. Abbiamo ipotizzato che il training pre-test sarebbe stato associato a differenze statisticamente significative tra le pressioni di palpazione applicate, se comparato con quelle di studenti di osteopatia che non hanno seguito il training – nello specifico, una magnitudo di forza minore e variazione inferiore della stima.

Il presente studio serviva anche come analisi di fattibilità per ulteriori ricerche che utilizzano metodi quantitativi per esaminare i parametri di palpazione del cranio con professionisti esperti.

A nostra conoscenza, la quantificazione delle pressioni di palpazione utilizzate in osteopatia cranica non è stata segnalata finora.

METODI

Il protocollo di studio è stato approvato dal consiglio scientifico del Centre Européen d'Enseignement Supérieur de l'Ostéopathie (European Center for Osteopathic Higher Education, CEESO) a Parigi, Francia.

PARTECIPANTI

I partecipanti sono stati reclutati dal corpo studentesco di osteopatia del quarto anno al CEESO. I partecipanti hanno dato il consenso verbale, dopo aver ricevuto la notifica verbale della procedura di studio.

I partecipanti sono stati divisi casualmente attraverso assegnazione consecutiva in tre gruppi uguali: un gruppo di studio, un gruppo di controllo, e soggetti. Gli studenti del gruppo di studio hanno ricevuto una formazione in un protocollo standardizzato per la valutazione della palpazione osteopatica e per il trattamento delle suture frontomalari. Gli studenti del gruppo di controllo non hanno ricevuto istruzioni circa la palpazione. Il terzo gruppo era composto da studenti che hanno agito come soggetti.

Poiché i partecipanti si conoscevano tra di loro, la familiarità degli studenti praticanti con la storia clinica dei soggetti, così come la precedente esperienza di palpazione cranica con il soggetto, non poteva essere esclusa. Nessun tentativo è stato fatto per nascondere agli studenti professionisti l’identità del soggetto durante il test di palpazione.

FORMAZIONE PRE-TEST

Prima del test sperimentale, il gruppo di studio è stato portato in una stanza separata da un istruttore esperto in manipolazione osteopatica cranica.L'istruttore (P.C.B) aveva 9 anni di esperienza nella pratica della manipolazione osteopatica cranica e 3 anni di esperienza nell'insegnamento.

Il protocollo era basato su tecniche di palpazione insegnate alla CEESO e sull'esperienza clinica del docente (P.C.B).Sono stati descritti diversi modelli per la manipolazione cranica che richiedono diversi livelli di abilità di percezione per gli approcci di diagnosi e trattamento.15Nel presente studio, agli studenti professionisti è stato insegnato a diagnosticare la disfunzione somatica cranica in un approccio "osseo", dove i livelli normali e anormali di tono nei muscoli extracranici devono essere valorizzati, così come i cambiamenti di texture del tessuto intorno ai punti di riferimento ossei. Pertanto, la formazione pre-test per il presente studio consisteva nella descrizione, dimostrazione e pratica di metodi consolidati per l'identificazione clinica dell'anatomia rilevante, applicazione e regolazione delle pressioni di palpazione, e "impegno" del movimento alla sutura frontomalare. Ogni studente ha ricevuto un orientamento individuale dall'istruttore. La sessione di training è durata circa 40 minuti. Durante questo tempo, il gruppo di controllo ha iniziato il test di palpazione.

ATTREZZATURA

I dati sulle pressioni di palpazione utilizzati nel corso dello studio sono stati ottenuti utilizzando un FlexiForce, ossia un sensore di forza tattile (Tekscan Inc, South Boston, Mass). FlexiForce consiste in un sensore flessibile e ultra-sottile di forza collegato ad un software di misurazione della forza installato su un normale personal computer. Il sensore utilizzato nel presente studio aveva un range di misurazione di 0 a 11,43 N/cm 2 , che si verificano in gradazioni di 0,09 N/cm 2 . L’area di superficie era 0,71 centimetri 2 con uno spessore di 0,2 mm. Poiché la palpazione del PRM viene spesso eseguita attraverso i vestiti, lo spessore del sensore non è stato ritenuto in grado di interferire con il processo palpazione. Per minimizzare l'errore del sistema FlexiForce, il sensore è stato calibrato il giorno della raccolta dati secondo le istruzioni del produttore. In queste condizioni, il margine di errore valutato del produttore era inferiore al 5%. L'apparecchiatura è stata già testata dal ricercatore primario (R.Z.P).

TEST DI PALPAZIONE

Tutte le misurazioni per entrambi i gruppi sono state effettuate lo stesso giorno in condizioni ambientali identiche. Tre lettini di trattamento sono stati sistemati nella stessa stanza, con un soggetto posizionato supino su ogni letto. Il sensore FlexiForce è stato posto sull’osso frontale sinistro del soggetto adiacente alla sutura frontomalare dallo stesso operatore (R.Z.P) per tutte le misurazioni (Figura 1). Lo studente praticante è stato posizionato in una sedia a capo del letto.Le punte delle dita della mano sinistra del professionista erano a contattato con l’osso frontale in corrispondenza della porzione supero-laterale dell'orbita, con il dito indice posizionato sopra il sensore di forza.Le punte delle dita della mano destra del professionista erano a contattato con il malare alla porzione infero-laterale dell'orbita. Quando lo studente praticante ha segnalato che "impegno" psicofisico era stato raggiunto con i movimenti PRM alla sutura, una misurazione della pressione di 2 secondi è stata registrata con il sistema FlexiForce in un computer portatile.A tutti gli studenti è stata nascosta la lettura della pressione. Tre studenti praticanti scelti a caso dal gruppo di controllo hanno eseguito il test prima una volta su ciascuno dei primi tre soggetti. Successivamente, sono stati selezionati altri tre studenti professionisti e soggetti, seguendo lo stesso processo di test.

                           Palpazione ricerca1

Figura 1. Posizione del soggetto, del professionista e del sensore di forza durante il test di palpazione. Sebbene questa foto mostri la posizione del dito sulla sutura frontomalare destra, il test di palpazione del presente studio è stato applicato alla sutura frontomalare sinistra

Questa procedura è stata ripetuta altre due volte, ognuna con una nuova serie di operatori e soggetti, con il risultato di tre misurazioni della pressione di ciascuno dei 12 studenti professionisti, e quindi un totale di 36 misurazioni per questo gruppo. Il numero di professionisti che attuavano la palpazione su ciascun soggetto era limitato a tre in conformità con le raccomandazioni della Federazione Internazionale di Medicina Manuale/Muscolo-scheletrica.16Queste linee guida16suggeriscono che il contatto con ciascun soggetto durante le procedure diagnostiche manuali deve essere ridotto al minimo per evitare possibili confondimenti dall’alterazione della fisiologia dei tessuti del soggetto o reazione alla cura. Un intervallo di 1 ora è stato fornito prima di iniziare la stessa procedura con il gruppo di studio.Abbiamo considerato la lunghezza di questa pausa sufficiente data la breve durata del test (2 secondi). Sono stati registrate un totale di 72 misurazioni della pressione.

ESTRAZIONE DEI DATI E ANALISI

FlexiForce registra una misurazione della pressione ogni 0,125 secondi, dando così un totale di 17 misurazioni di pressione per ogni registrazione di prova da 0 a 2 secondi (Figura 2).Le misurazioni sono state espresse in grammi-forza (gf). I dati non elaborati sono stati esportati in software Microsoft Excel (versione 2007; Microsoft Co, Redmond, Wash) e poi convertiti in N/cm2secondo il Sistema Internazionale di unità. Le misurazioni della pressione di ciascun test di 2 secondi sono state convertite in una media, che sono stati utilizzate per calcolare la pressione media di palpazione per ciascun gruppo. Un  test z è stato utilizzato per determinare se le differenze statisticamente significative esistevano tra la pressione media di palpazione di ciascun gruppo.Il coefficiente di variazione è stato calcolato anche per valutare le differenze intragruppo nella performance del test.

RISULTATI

Un totale di 36 studenti (14 uomini, 22 donne; [SD] età media il 24,6 [4,4] anni) sono stati arruolati nello studio. Tutti gli studenti hanno completato circa due anni di formazione nella manipolazione cranica osteopatica.Sono stati registrati dati completi per tutte le 72 prove. La pressione media di palpazione utilizzata da ogni studente praticante durante ogni test di due secondi è rappresentata in figura 3Le pressioni

                           Palpazione ricerca2

 

Figura 2. Esempio di misurazione della pressione registrate dal sensore FlexiForce (Tekscan Inc, South Boston, Mass) durante un test di 2-secondi. FlexiForce registra la misurazione della pressione ogni 0,125 secondi, fornendo così 17  misurazioni di pressione per ogni test.

della palpazione registrate durante tutta la procedura di studio oscillavano da 0,19 a 1,12 N/cm2, con pressioni medie dei test di 2 secondi oscillanti da 0,27 a 0,98 N/cm2(tabella).La media (SD) della pressione di palpazione registrata dal gruppo di controllo era 0,53 N/cm2(0,16 N/cm2) (95% CI (intervallo di confidenza), 0,48-0,58 N/cm2).La pressione (SD) media registrata dal gruppo di studio è stata 0,55 N/cm2(0,15 N/cm2) (95% CI, 0,5-0,6 N/cm2). Il coefficiente di variazione per il gruppo di controllo e di studio era 29% e 28%, rispettivamente, indicando una variazione sostanziale delle prestazioni del test tra i due gruppi. Il confronto delle pressioni medie di palpazione utilizzando il test z non ha indicato differenze statisticamente significative tra i due gruppi (z= 0.55,P= .58).

DISCUSSIONE

I risultati del presente studio suggeriscono che la formazione con un protocollo standardizzato era inefficace nel migliorare la precisione delle prestazioni di palpazione cranica eseguite dagli studenti di osteopatia. Determinare la rilevanza specifica di questo risultato, però, è difficile in assenza di dati normativi provenienti da esperti della manipolazione cranica. Se  misurazioni di pressione simili erano evidenti per i professionisti, allora la mancanza di una differenza statisticamente significativa tra i due gruppi potrebbe semplicemente riflettere un'adeguata diffusione della tecnica cranica tra i due gruppi di studenti. Tuttavia, variazioni di pressioni di  palpazione registrate tra i praticanti esperti dovrebbero essere esaminate e giustificate. In alternativa, è possibile che le descrizioni di manipolazione cranica non siano efficaci nel trasmettere istruzioni precise circa l'applicazione di pressione palpatoria.In altre parole, gli studenti possono non essere in grado di giudicare quanta pressione stanno usando dalla descrizione e dall'esperienza soggettiva della tecnica da sola.La formazione circa la manipolazione cranica utilizzando valutazioni quantitative delle pressioni di palpazione può trasmettere informazioni più precise circa l'applicazione tecnica. In assenza di dati normativi, è anche difficile determinare il significato clinico della variazione sostanziale nelle pressioni palpatorie registrate durante lo studio. È possibile che i professionisti dimostrerebbero una variazione simile di pressione di palpazione, forse riflettendo la scarsa affidabilità della stima dimostrata in diversi studi sulla palpazione dell'impulso ritmico craniale (CRI).3,11 -13,17La variazione può anche riflettere livelli diversi di abilità tra gli studenti di osteopatia o diverse interpretazioni dell’ istruzione avuta.

                      Palpazione ricerca3

                   Palpazione ricerca4

 

Figura 3.Pressione media di palpazione del test di 2-secondi eseguito da ogni studente professionista del gruppo di studio (A) e del gruppo di controllo (B). ogni studente ha applicato una pressione palpatoria a tre diversi soggetti. Il coefficiente di variazione era 29% per il gruppo di studio e 28% per il gruppo di controllo, indicando una variazione sostanziale della prestazione del test.

                                    Palpazione ricerca5

In alternativa, modelli PRM di "entrainment" (modelli biodinamici) propongono che l’espressione della palpazione del PRM a diversi livelli dipende da una complessa interazione di diversi oscillatori biologici tra il paziente e il professionista.18,19  In altre parole, come i professionisti si impegnano con il PRM a diversi livelli, così le pressioni di palpazione variano anche in base a specifici target fisiologici o dei tessuti di palpazione.19 -21  Di conseguenza, una diversa combinazione soggetto-professionista può comportare un'applicazione distinta di pressione di palpazione.22

Per nostra conoscenza, questo studio include i primi dati quantitativi sulle pressioni di palpazione utilizzate nella manipolazione cranica osteopatica. La pressione media di palpazione utilizzata dagli studenti professionisti del gruppo di studio è stata 0,55 N/cm2, che è stata calcolata da un valore medio di misurazione grezza di 40 gf. Questa forza è sostanzialmente maggiore di quella di 5 a 10 gf comunemente raccomandata per la manipolazione cranica.23Inoltre, la pressione media di minimo-due-secondi registrata durante lo studio (0,27 N/cm2; 20 gf) era due volte su quattro superiore alla pressione di palpazione consigliata.23  Come affermato in precedenza, interpretare queste misurazioni è difficile in assenza di dati forniti da professionisti esperti.È possibile che gli studenti abbiano mal interpretato le descrizioni istruttive di manipolazione cranica o che i professionisti di osteopatia cranica,in generale, abbiano sottovalutato la grandezza della forza generalmente applicata durante la manipolazione cranica. Ulteriori ricerche sono necessarie alla soluzione del problema.

I professionisti della manipolazione cranica osteopatica affermano che piccole forze manuali sono sufficienti a produrre un movimento specifico attraverso la sutura cranica. Downey et al5 hanno esaminato questa ipotesi utilizzando un modello di cranio di coniglio, che ha una notevole somiglianza con le suture craniche umane.Forze di distrazione da 5 a 20 gf sono state applicate in tutta la sutura coronale per simulare una tecnica "frontal lift" craniosacrale utilizzando la gamma di forza manuale comunemente raccomandata nei testi osteopatici.23  Non è stato registrato alcun movimento suturale fino alle forze di distrazione di 500 gf o e non ne sono stati applicati altri .Dati simili sono stati riportati da Lorsken et al.5,24

È stata registrata una forza massima di 81 gf durante l'attuale studio.Sebbene questa forza è stata più volte maggiore del range speculativo applicato da altri,23 essa è sostanzialmente inferiore rispetto alle forze necessarie per produrre il movimento oggettivo in suture craniche.5,24

LIMITAZIONI

La metodologia di questo studio non ha incluso misure pre-test di pressione di palpazione.Senza questi dati, non è possibile confermare che il protocollo di formazione non ha avuto effetto sulle prestazioni del test compiute dagli studenti  professionisti del gruppo di studio.

Inoltre, il campione dello studio era relativamente piccolo. Così, è possibile che l'analisi abbia mancato di potere sufficiente a dimostrare una differenza statisticamente significativa tra i gruppi.

La precisione dei dati registrati e riportati nel presente studio deve essere valutata con cautela.Il sensore flessibile utilizzato in questo studio misura le forze di palpazione in gradazioni di 0,09 N/cm2. Considerando la pressione di palpazione media registrata di 0,55 N/cm2nel gruppo di studio, la risoluzione di questo sensore potrebbe essere inadeguata per la misurazione di precise pressioni di palpazione applicate durante la manipolazione cranica. Le variazioni di pressione registrate nei test di 2 secondi possono anche riflettere la risoluzione inadeguata del sensore.Come osservato inFigura 2, le oscillazioni di una singola gradazione 0,09 N/cm2sono state registrate intorno ad una media stabile, suggerendo un campo di variazione di pressione di 0,18 N/cm2. Tuttavia, il sensore può avere variazioni di pressione gonfiate o sgonfiate all'interno del suo campo di risoluzione.  Dovrebbero essere condotte ricerche continue sulle pressioni di palpazione del cranio con un sensore a risoluzione più elevata.

I dati che dimostrano un'adeguata affidabilità dei vari componenti della palpazione cranica sono fondamentali per la validità delle affermazioni che indicano i risultati positivi per la salute dopo il trattamento come causati da una specifica correzione delle disfunzioni PRM. L’affidabilità dipende dalla capacità dei professionisti di riprodurre i vari parametri tecnici di un test.25,26  Se un fenomeno clinico teorico ha validità sufficiente per essere accessibile a un test specifico, standardizzare l'esecuzione di ogni parametro tecnico del test può aumentare la sua affidabilità.25  L'esecuzione di test di palpazione può raggiungere la massima riproducibilità, quando è effettuata con la stessa cinematica (posizione e movimento) e la stessa cinetica (forza e pressione).25Tuttavia, le variabili specifiche di un test possono essere più o meno attive nella produzione di affidabilità del test. Ad esempio, la standardizzazione della cinematica di un test per la fissazione vertebrale che utilizza la palpazione cervicale motoria è stata associata ad una maggiore affidabilità della stima nonostante una grande variazione nella cinetica applicata da ciascun esaminatore.26  Poiché i modelli cranici contemporanei, che predicono scarsa affidabilità della stima per il tasso di CRI , possono dipendere dalla pressione di palpazione come variabile essenziale, la standardizzazione delle pressioni di palpazione può essere una misura fondamentale nel dimostrare l'affidabilità della stima di altri componenti in questi modelli.

La completa dipendenza dalle percezioni palpatorie altamente sottili inerenti alla palpazione cranica osteopatica può predisporre quest’ultima ad interpretazioni errate e a diffusione inadeguata della tecnica manipolativa.Considerando che concezioni psico-fisico possono influenzare fortemente le esperienze sensoriali, diversi preconcetti a proposito della palpazione influenzeranno notevolmente la consistenza dell’applicazione tecnica.11,27 -29 Anche se la palpazione del cranio può essere considerata necessariamente variabile in risposta ai singoli pazienti, la verifica di alcuni parametri che utilizzano metodi quantitativi può essere di aiuto nella concezione iniziale di applicazione della tecnica e anche nel migliorare l'affidabilità della stima.Ulteriori ricerche sono necessarie per determinare le variabili di palpazione cranica osteopatica, che sono suscettibili di standardizzazione e per valutare il loro relativo effetto sulle prestazioni tecniche e sull’affidabilità della stima.

CONCLUSIONE

Il presente studio è il primo, a nostra conoscenza, nel fornire dati specifici sulle pressioni di palpazione utilizzati durante osteopatico palpazione cranica osteopatica. Tuttavia, i risultati indicano che la formazione pre-test con un protocollo standardizzato per la valutazione cranica osteopatica della sutura frontomalare era inefficace nel migliorare la precisione delle prestazioni di pressione di palpazione cranica compiute dagli studenti di osteopatia.

La formazione utilizzante valutazioni quantitative delle pressioni di palpazione può trasmettere informazioni più precise circa l'applicazione tecnica e la migliore precisione del professionista. Abbiamo pianificato ulteriori ricerche per verificare questa ipotesi. Inoltre, uno studio che analizza le pressioni di palpazione utilizzate da professionisti esperti è al momento in corso di pubblicazione.

RICONOSCIMENTI

Ringraziamo Michael M. Patterson, PhD, per averci introdotto alle attrezzature di misurazione della pressione utilizzate nel presente studio.

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contromeccanica1

 

Nel 1° corso che ho tenuto di Contro-Meccanica ho cercato di  dare tante informazioni sui possibili scenari patologici osteopatici e di fare una lieve differenziazione di metodo, tra la normalizzazione classica e quella in Contro-Meccanica. Non sono qui a giudicare quale sia il  metodo migliore e neanche ad avanzare ipotesi e congetture che contrastano l’osteopatia nel suo insieme, ma sicuramente concorrere con un metodo integrativo e non sostitutivo all’osteopatia classica.

Questa nuova metodologia, rispetto a quella classica, si lascia alle spalle il concetto di lesione primaria e propende di più sulla teoria dei compensi sistematici che tendenzialmente si vengono a instaurare quando una disfunzione di base si complica.

Per coerenza, al di là dei corsi che tengo per l’insegnamento della tecnica, è doveroso da parte mia dare un’informativa di una parte di questa ricerca a tutti gli utenti e alle scuole di osteopatia che seguono il portale di OsteoMedicina, sperando sempre nella collaborazione di tanti colleghi  per poter fare sempre meglio nell’ambito osteopatico.

Parto dal concetto del fisiologo russo Secenov (1829 – 1905), il quale per primo ha scoperto le leggi dell’accelerazione del ristabilimento grazie a misure di recupero attivo dopo una qualsiasi problematica osteo-articolare-muscolare  accorsa.

Questo fenomeno si fonda sulle seguenti basi fisiologiche :

Se ad esempio si ha una contrattura per eccesso di affaticamento al braccio destro, dopo un certo periodo nei relativi centri motori del cervello subentra una fase di affaticamento, si produce così un’inibizione protettiva (no tender-point, no trigger-point) che provoca il processo di ristabilimento delle cellule. Durante una pausa passiva di riposo, questo cosiddetto potenziale di inibizione viene gradualmente distrutto.

Se invece iniziamo a contrarre il braccio sinistro grazie agli impulsi afferenti ai centri nervosi di questo stesso braccio (cioè nell’emisfero destro), si produce un’eccitazione che provoca nuovamente la costruzione di un’inibizione protettiva attraverso la collaborazione intrinseca funzionale dei due emisferi. Questi processi non si limitano al rispettivo emisfero, ma si diffondono all’altro,  per cui i due potenziali inibitori  si sommano. Un tale potenziamento dell’inibizione, da me testato eseguendo la nuova metodologia su molteplici pazienti, grazie alla sua profondità porta ad un accelerazione del processo di guarigione. Infatti, anche se teorizzata, la capacità di forza o di resistenza alla forza possono essere trasferite dalla muscolatura che lavora a quella simmetrica non impegnata. Quanto detto è dimostrato dalle ricerche di Walters, Stewart, Lecclaire ( 1996) e Yasuda Myamura  ( 1983 ), questo trasferimento di capacità di forza dipende dalla intensità con cui si esegue una normalizzazione, maggiore sarà l’intensità e maggiore sarà il trasferimento.                                                          

È interessante notare, che l’ effetto di trasferimento della forza contro – laterale  (di conseguenza contro – meccanica)  si può produrre anche  nei muscoli antagonisti, tant’ è che una normalizzazione per contrazione, nei flessori del braccio sinistro, può aumentare la forza e di conseguenza il recupero del 39 – 42 % ( Adam, 1972 ). Potremmo certamente evidenziarlo, ma non ancora affermarlo, che anche negli stadi cronici e acuti di compensazione osteo – articolare – muscolare, se ponessimo l’ accento sulle parti ancora mobili e senza dolore, non solo potremmo avere dei benefici funzionali, ma ancor più, potremmo stabilire gli squilibri posturali e privilegiare un’informazione afferente al sistema nervoso centrale, la quale  potebbe non solo correggere eventuali problematiche, ma per giunta, in seguito impedire la formazione di squilibri neuronali e di compensi che si potrebbero ripristinare.

La teorizzazione delle  basi neurologiche della contro – meccanica sono ben lontane da tutte le normalizzazioni che in questi anni di ricerca ho evidenziato, una tra le tante la possiamo leggere nell’ articolo “ Attenti alle valutazioni funzionali “, pubblicato sul portale di OsteoMedicina, dove  una problematica del primo metatarsale può indurre una disfunzione posturale che crea una serie di compensazioni che porta ad uno squilibrio di tutta la catena cinetica interessata.

Si invita a prestare attenzione, per quanto semplice possa sembrare il concetto neurologico di base della contro – meccanica, non bisogna essere avventati nell’ effettuare normalizzazioni senza aver seguito il corso preposto nella sua interezza.

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Mercoledì, 26 Marzo 2014 16:07

Osteopatia e insonnia

Osteopatia e insonnia

Una migliore qualità della vita inizia da un buon riposo notturno. L'azione rilassante di una seduta di Osteopatia Cranio-Sacrale, in sinergia con una corretta alimentazione e una buona attività fisica, favorisce un sano ed equilibrato rapporto sonno-veglia.

Dormire è una funzione essenziale del nostro organismo, come mangiare e respirare, viceversa, se non riposiamo bene, si abbassano le difese immunitarie, aumenta il rischio di malattie cardiovascolari, si hanno difficoltà di memoria e apprendimento. Il sonno non è uno stato passivo, anzi, è un processo del tutto in continuità con la veglia, biologicamente necessario per consentire di interagire correttamente con l'ambiente circostante. Il nostro cervello, infatti, durante il sonno non riposa: elabora gli stimoli raccolti nel corso della giornata, archivia i dati, elimina le nozioni superflue, organizza e predispone l'attività cerebrale per lo stato di veglia.

L'insonnia è lo stato in cui una persona rileva di non trarre beneficio dal riposo perché dorme poco o male. Non si tratta di una malattia univoca, anzi, spesso l'insonnia è più un sintomo che una malattia e si può manifestare in molti modi diversi, acuti e cronici. Nella maggior parte dei casi non dipende da una malattia organica, ma è l'espressione di un disturbo funzionale associabile a uno stato di disagio emotivo. Tale disturbo non è circoscritto alle ore dedicate al sonno bensì si ripercuote su tutta la giornata, comportando sintomi diurni come affaticamento, energie ridotte nello svolgere i propri compiti quotidiani, cefalea, deficit d'attenzione, concentrazione e memoria, sonnolenza,
irritabilità e sbalzi d'umore. Nel nostro Paese circa il 20% della popolazione soffre cronicamente d'insonnia, caratterizzata da difficoltà ad addormentarsi, sonno interrotto più volte e risvegli all'alba. Tra le motivazioni più addotte dai pazienti vi sono lo stress, l'ansia, la depressione. Negli ultimi tempi l'aumento dei problemi legati al sonno è spesso dovuto a ritmi che ci imponiamo da soli e che poi diventano cronici. Non a caso sono i Paesi più colpiti dalla crisi economica ad aver visto un'impennata di tale disturbo. Ad esempio si dorme meno per lavorare di più, creando un circolo vizioso e paradossale in quanto meno si dorme, meno si è produttivi ed efficienti. Per quanto comuni, i disturbi del sonno sono spesso sottovalutati. Nonostante i progressi fatti negli ultimi anni nella disponibilità di terapie, solo una piccola percentuale di chi soffre d'insonnia si affida a un trattamento professionale per curare tale problema. Questo perché molte persone non lo ritengono grave o perché non vogliono ricorrere a un trattamento con medicinali ipnotici, temendone le contro indicazioni in fatto di tollerabilità e dipendenza. Viceversa si rileva un incremento dell'interesse nei confronti di terapie alternative e in primis l’osteopatia con il trattamento cranio-sacrale che se non ben equilibrato, attraverso gli influssi della dura madre e i suoi sdoppiamenti può determinare una disfunzione a livello della ghiandola ipofisaria portando il paziente in uno stato di simpaticotonia, con tutte le conseguenze che tale problematica comporta, una tra le tanti è proprio l’insonnia. Per cui un buon osteopata può rilassare tale stato, attraverso una serie di manovre prive di effetti collaterali. In tal senso un equilibrato rapporto sonno-veglia può essere assicurato, il tutto come dicevamo all’inizio dell’articolo associato ad un regime alimentare del tipo vegetariano specialmente di sera e una sana attività diurna. 

 

Saluti Roberto D.O.

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Sabato, 15 Gennaio 2011 12:17

Fondamenti di Osteopatia

Principi fondamentali dell'osteopatia.

  1. Il corpo è un’unità; la persona è un unità di corpo, mente e spirito
  2. Il corpo è capace di autoregolazione, di autoguarigione e di conservazione della salute
  3. La struttura e la funzione sono in relazione reciproca
  4. Una terapia razionale poggia sulla comprensione dei principi di base dell’unita‘ del corpo, dell’autoregolazione e dell’interrelazione di struttura e funzione
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